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Gli affreschi

La chimera


La parola chimera deriva dal greco “χιμαιρα” che significa letteralmente “capra”. Secondo la leggenda questo animale poteva evere aspetti diversi: secondo alcune descrizioni aveva testa di leone, coda di serpente e testa di capra, mentre secondo altri testi aveva corpo di capra, coda di serpente o di drago e testa di leone.
Per i cristiani la Chimera era un animale mostruoso in quanto frutto dell’incrocio fra tre animali e sovente veniva indicata come elemento demoniaco perché avrebbe rappresentato le forze oscure o sotterranee (terremoti, tempeste).

Nella chiesa di San Biagio a Cittiglio il soggetto appare alla base del campanile ed è risalente all’incirca al 1000/1100; essendo molto raro trovare una simile raffigurazione all’interno delle chiese, il dipinto scoperto a San Biagio è ancora più importante per la storia della Valcuvia e dell'iconografia sacra.

Un volto che ci osserva...


Sotto l'attuale ingresso alla chiesa, gli scavi archeologici hanno riportato in luce un velario medioevale dipinto sull'antica abside. Proprio su questo velario troviamo la chimera e, oltre ad una serie di gigli, anche il volto enigmatico di un uomo che guarda verso i fedeli.
Si tratta forse del committente degli affreschi, oppure dell'eroe Bellerofonte che, secondo il mito, uccise la chimera? La domanda è attualmente senza risposta, ma di certo questa immagine, quasi clipeata e circondata da una corona di racemi simili a gigli doveva appartenere ad un personaggio molto importante...Nello spazio absidale ritrovato è ancora oggi visibile parte dell'antico stallo ecclesiastico (in scorcio nella foto) e parte dell'altare.

Il drago

Sulla parete nord della piccola chiesetta (a destra dell’attuale ingresso) , è stato ritrovato, in seguito agli scavi archeologici, un affresco assai rovinato appartenente alle decorazioni pittoriche dell'ultimo livello pavimentale della chiesa romanica. Esso, che molto probabilmente faceva parte di un ciclo pittorico esteso su tutta la parete, raffigura un piccolo drago, visibile solo parzialmente, che sembra essere punto da una lancia. Lo stile dell'immagine, più evoluto rispetto a quello della chimera, hanno permesso di datarla intorno al XIII secolo.
Basandosi sulle varie testimonianze artistiche pervenuteci, è possibile ipotizzare che la scena fosse ispirata al testo dell’Apocalisse, quando, già dall'XI secolo, ci fu la massima diffusione della visione apocalittica del reale e del suo conseguente radicamento nell’ambito artistico europeo.
Nonostante ciò è però anche plausibile che l’affresco sia una raffigurazione tratta da altri cicli pittorici, quali quelli dedicati a San Giorgio o a San Michele, quest'ultimo santo particolarmente caro ai longobardi che abitavano i nostri territori.


Una figura enigmatica.....

Sulla parete nord della chiesetta è possibile ammirare un affresco realizzato intorno al XV secolo raffigurante l'immagine di un Santo Vescovo da alcuni identificato con San Biagio.

Se ad una prima considerazione è plausibile ipotizzare che il pittore abbia voluto rappresentare il Santo a cui era stata dedicata la chiesetta, è facile però anche obiettare che questa immagine non corrisponde all'iconografia più diffusa del Vescovo Biagio, in quanto mancante dei tratti di anzianità con cui di solito veniva rappresentato.

La questione rimane ancora oggi aperta: l'artista raffigurò San Biagio pur non conoscendone bene l'iconografia, oppure rappresentò un altro Santo?


Il profeta Elia

Sopra l'attuale porta d'ingresso si può ammirare il volto del profeta Elia, facente parte dell'antica decorazione che un tempo venne affrescata sull'arco trionfale che separava l'aula liturgica dalla zona absidale (prima metà del XV secolo).








....e in sacrestia.......

Tracce del fregio decorativo che un tempo abbelliva la precedente facciata dell'edificio sacro. Sopra l'antico portale d'ingresso è ancora visibile una piccola porzione della mitra vescovile che completava l'immagine di un probabile San Biagio dipinto in facciata.